domenica 6 febbraio 2011

A proposito di partenze: quale la pausa giusta prima del via

Le prime gare indoor della stagione hanno tenuto a battesimo la nuova norma che regola la falsa partenza nelle gare di corsa.
Si è trattato di un nuovo intervento degli organi tecnici della IAAF (ma quanto tecnici?) che ancora una volta sono andati contro le aspettative degli atleti, preoccupati solo di accondiscendere alle scriteriate richieste delle televisioni, la cui unica mira non è tanto quella di offrire uno spettacolo di sostanza agli abbonati, quanto quella di ricavare spazi  all’interno dell’evento, spezzettandolo, frazionandolo, ridicolizzandolo a tutto vantaggio del messaggio pubblicitario; i quattro tempi del basket, l’abolizione del cambio palla nel volley e i vari tie-break lo stanno a dimostrare. Sempre però atteggiamenti rivolti verso sport particolari; mai che si sia pensato di abolire i noiosissimi “tempi supplementari” del calcio!
Come temevo si è subito assistito ad un approccio alla gara da parte degli starter diversificato in funzione della preparazione degli stessi, della loro professionalità derivante dalla esperienza maturata negli anni di servizio.
I meno preparati o comunque i meno sicuri dei loro mezzi, hanno velocizzato le pause della partenza, evidentemente preoccupati dei falsi avvii, ingenerando nei concorrenti incertezza e confusione nel momento che questi si sono confrontati con gli starter più ligi al rispetto del regolamento.
Inutile ricordare qui i dettami delle fasi della partenza che precedono lo sparo di avvio.
Sarà bene ricordarli anche a vantaggio di quegli atleti e di quei tecnici che spesso li dimenticano o che non li hanno ben assimilati.
Niente di più semplice: lo starter spara quando accerta che tutti i concorrenti sono immobili nella posizione finale di partenza successiva al comando “pronti”.
Ci sono starter con gli attributi che riescono a “domare” l’istinto bellicoso dei concorrenti, costringendoli al rispetto dei dettami regolamentari, impedendo loro le partenze in movimento ottenute attraverso una lenta ascesa e ad un avvio senza il passaggio dalla immobilità (rolling start). Altri starter non avendo questi attributi si sono rifugiati nel classico  “pronti – via” che esclude la possibilità per l’atleta di incorrere nella falsa partenza in quanto lo costringe all’avvio in un momento in cui non è assolutamente pronto in quanto ancora impegnato nella ricerca della immobilità.

Ma vediamo come si è evoluta nel tempo questa fase critica della partenza, alla quale, lo dico con consapevolezza, i tecnici a mio avviso non dedicano la necessaria attenzione.
In passato ho visto atleti in allenamento riuscire a stare nella posizione finale di pronti, la più critica della intera operazione, anche fino a tre secondi. Ma ho visto anche prove di partenza assolutamente inutili in quanto non rispettose dei tempi regolamentari, assecondate da tecnici che non tengono conto della circostanza che la immobilità deve essere ricercata dallo starter per tutti gli otto concorrenti allo start e non solo per il singolo. Se si considera che nel caso di una serie o batteria con otto elementi, le caratteristiche tecniche di partenza di ognuno di loro raramente sono identiche, si capisce che lo starter deve conciliare esigenze diverse e quindi i tempi di attesa si allungano necessariamente.
Quindi le pause di partenza non sono un arbitrio dello starter ma vengono a lui dettate dal comportamento dei concorrenti.

Negli Stati Uniti la regola dei giudici di partenza (ricordiamo le parole di W.J.Monilaw, lo starter che  il 25 maggio del 1935 al Ferry Field di Ann Arbor, avviò le gare record di Jesse Owens: "non basta impedire che l'atleta batta la pistola, occorre altresì impedire che egli parta con lo sparo") era quella di attendere scrupolosamente il trascorrere di almeno due secondi fra il "pronti" e lo sparo, in modo da ottenere la completa immobilità di tutti gli atleti.
Qualcuno osò dichiarare che sotto i due secondi di pausa, la partenza non era regolare.

Questo era quanto raccomandava anche il Regolamento tecnico per le gare internazionali approvato dalla IAAF al Congresso dell'Aia del 1926 e modificato ai Congressi di Amsterdam (1928), Berlino (1930) e Los Angeles (1932), ed in vigore fin dopo i Giochi Berlino 1936.

Infatti all'art. 11 della Parte Prima della edizione italiana del Regolamento si legge testualmente: "In tutte le riunioni internazionali le parole del Giudice di partenza, dette nella lingua madre, sono le seguenti: a posto, pronti. Indi il colpo di pistola dopo una pausa di circa due secondi”. E inoltre: “Sono proibite le partenze cosiddette “bilanciate”; quindi l’intero corpo del concorrente deve essere perfettamente immobile al momento del colpo di pistola”

Successivamente il Regolamento Tecnico tolse questa "imposizione" del tempo di pausa e modificò  anche i comandi dello starter.
L'edizione 1939 del RTI, contenente le modifiche apportate dai Congressi di Stoccolma (1934), Berlino (1936) e Parigi (1938), così recita al paragrafo 4 dell'articolo 11: "In tutte le riunioni internazionali le parole del Giudice di Partenza, pronunciate nella sua lingua madre, saranno le seguenti: Ai vostri posti, pronti. Quando tutti i concorrenti saranno pronti ed assolutamente immobili ai loro posti, dovrà essere sparato il colpo di pistola".

L'edizione italiana, la VI nella storia del Gruppo Giudici Gare della FIDAL, conteneva  a commento della norma di cui sopra la seguente nota: "E' importante rilevare che è stata soppressa la vecchia clausola dei due secondi di intervallo tra il "pronti" ed il colpo di pistola. Il Giudice di partenza deve sparare quando ha l'esatta sensazione che i concorrenti sono immobili, senza tener alcun calcolo del tempo che trascorre dopo il comando pronti".

Sul problema dei "tempi di intervallo" non codificati dal RTI, ma dettati da precise esigenze di carattere tecnico e dal buon senso dello starter, da tempo si è aperto un ampio dibattito al quale, stranamente e per lo meno per quanto mi riguarda, non hanno mai partecipato i tecnici della velocità, e in alcuni casi anche gli stessi velocisti, che hanno sempre disertato i convegni e gli incontri che il GGG ha promosso, proprio nell’interesse della categoria.

Chi volesse tuttavia approfondire le problematiche connesse con l'attività funzionale del giudice di partenza, può ricorrere ad mio libro, forse adesso introvabile (ma io qualche copia ne ho ancora) pubblicato dalla Fidal nel settembre del 1996, intitolato: "Ai Vostri posti, pronti, via !”. Va opportunamente trascurata la parte che parla del regolamento in quanto sono ben note a tutti le variazioni, alcune assurde e cervellotiche, intervenute negli ultimi anni rispetto a quelle commentate nel mio libro.

In Europa, e più precisamente in Germania e Svizzera, le cose, in termini di partenze, non andavano molto bene fin dagli anni ’20.
Gli starter avevano l'abitudine di aiutare, involontariamente s'intende, i velocisti liberandoli troppo presto dopo il segnale del "pronti", anziché costringerli alla immobilità assoluta, unica garanzia di imparzialità nei confronti di tutti i contendenti, in attesa dello sparo.

Questa procedura, che vogliamo chiamare "illegale", non era certo imputabile alla malafede dello starter, bensì alla sua scarsa predisposizione alla funzione, in quanto non dotato sufficientemente di quella fermezza di nervi, che sono la qualità precipua del buon giudice di partenza.

Si assisteva pertanto alle cosiddette "partenze volanti", dette anche "fertig-bum" oppure "blitz-start" (partenza fulmine), che consentivano all'atleta che fosse riuscito a farla franca, di "rubare" un buon metro in partenza e quindi di disputare non già una gara di 100 metri con partenza da fermo, bensì una gara di 98/99 metri con partenza....lanciata !
Il vantaggio, in termini cronometrici, veniva valutato intorno ai 2/3 decimi di secondo.

Già negli anni 20-30 i risultati ottenuti dagli atleti tedeschi avevano alimentato sospetti per il modo con il quale erano stati realizzati e si erano verificati molti casi di mancate omologazioni di primati europei e mondiali per irregolarità. Solamente nel periodo 1926-34 i tedeschi uguagliarono per venti volte il record del mondo con Koernig, Houben, Geerling, Corts, Lammers, Eldracher, Jonath e Borchmeyer. Ma non uno di questi record fu omologato.

Il fenomeno si ripeté anche negli anni precedenti i Giochi di Roma, proprio mentre all'orizzonte si presentava  con tutto il suo formidabile bagaglio fisico-tecnico quello che sarebbe diventato il prototipo del "ladro di partenze": Armin Hary.

Non vi parlerò in questa occasione di Hary, oro dei 100 ai Giochi di Roma, sul conto del quale esistono già miei scritti a proposito del suo eccezionale 10” netti ottenuto a Zurigo pochi giorni prima della partenza per la sede dei Giochi e della ricostruzione storica della vittoriosa finale romana.

Vorrei una volta tanto avventurarmi nel mondo della tecnica della partenza, abbandonando per un momento l’aspetto storico di questo evento che ha sempre suscitato pathos e suspence sia fra gli starter che negli spettatori.
Emozioni queste che la nuova, sciagurata, regola introdotta dalla IAAF a partire da quest’anno, ha annullato imponendo ai velocisti un atteggiamento anomalo, costrittivo, che, contrariamente a quanto temuto, ha di fatto eliminato le false partenze. Obbiettivo raggiunto per la IAAF, piegata ai voleri imperanti delle TV? Apparentemente sembrerebbe così, ma la specialità invece si presenta adesso come una pietanza sciapita, insapore. Lo starter è consapevole che nessuno dei concorrenti, se la sua gestione della partenza sarà corretta nei tempi e nella esecuzione, “proverà” ad avvantaggiarsi cogliendo quello che una volta si chiamava “l’attimo fuggente” di una partenza perfetta, foriera di vittoria e forse di primato.
Vedrete che con l’avvio della stagione all’aperto anche i tempi ne risentiranno. Magari Bolt non avvertirà problematiche, ma di Bolt ce ne è uno solo!

Io da tempo vado sostenendo che l’introduzione della nuova regola è un problema che riguarda soltanto gli atleti. Per gli starter la regola è solo cambiata nelle modalità e nei tempi di sanzione della infrazione e non certo per quanto riguarda la tecnica stessa di partenza che è rimasta immutata rispetto all’obbrobrio della precedente ed anche nei confronti di quella che prevedeva la squalifica dopo due false partenze dello stesso atleta.
Quando ho presieduto il gruppo di lavoro degli starter (2001-2004) ho spesso invocato un incontro con i tecnici della velocità per un confronto produttivo per entrambe le categorie: i velocisti e gli starter.
Non ci sono mai riuscito per indisponibilità (o poca sensibilità?) dei tecnici. Anzi una volta ho potuto realizzare il mio desiderio, sia pure in una circostanza fortuita e poco formale. Ma in queste cose quello che conta è la sostanza.
Alla vigilia della finale di Coppa Europa del 2003 i velocisti e le velociste azzurri che avrebbero gareggiato a Firenze, erano radunati al Centro Tecnico Federale di Tirrenia.
Ebbene con la scusa di “allenare” alla partenza gli scattisti italiani ottenni di recarmi con altri due colleghi a presenziare una seduta di allenamento degli azzurri.
I tecnici erano i prof. Filippo di Mulo e Francesco Uguagliati, attuale DT della nostra nazionale.
Nel corso di un cordialissimo incontro (erano presenti gli azzurri Scuderi, Cavallaro, Donati, Calì, Graglia, Grillo), esponemmo il punto di vista dello starter nei confronti della partenza, dimostrando di conoscere molte delle prerogative comportamentali del velocista, suscitando al proposito le ampie meraviglie degli astanti. Di contro, recepimmo, che da parte degli atleti, ed anche dei tecnici stessi, non c’era uguale conoscenza delle problematiche dello starter.
L’incontro fu comunque molto proficuo, e lo concludemmo, ricordo bene, mettendo in mano ad un azzurro (Cavallaro) la pistola invitandolo a dare una partenza ai suoi colleghi. Non vi dico le risate…da parte di tutti!

Concludo con un avvertimento agli addetti ai lavori (atleti e tecnici). Attenzione a dire ad uno starter che le sue pause sono “lunghe” con l’intento di criticarlo. Senza accorgervene gli farete un grosso complimento, riconoscendogli di fatto di essere un giudice con attributi e non un pavido che non regge la tensione della partenza!

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